Al Museo civico di Modena riaprono le stanze Campori e Sernicoli: quali tesori custodiscono?

Le due sale sono state parzialmente chiuse per tre anni per portare avanti dei lavori di consolidamento antisismico e di adeguamento degli impianti

Ogni sala di un museo ospita dei tesori inestimabili, frammenti di cultura che devono essere preservati il più a lungo possibile per arricchire le menti dei visitatori. È sempre un lieto evento, quindi, quando una di queste stanze delle meraviglie viene inaugurata o riaperta al pubblico. Dopo tre anni di chiusura parziale, necessaria per portare avanti dei lavori di consolidamento antisismico e di adeguamento degli impianti, il Museo civico di Modena si prepara a includere di nuovo nel suo percorso espositivo le sale delle raccolte Campori e Sernicoli, ora impreziosite da una nuova disposizione delle opere e da un apparato tecnologico multimediale all’avanguardia. Ecco cosa si potrà trovare al loro interno.

Museo civico di Modena, le opere contenute nella stanza Sernicoli

Le stanze Campori e Sernicoli custodiscono delle opere importanti legate alla cultura artistica emiliana del periodo compreso tra il XV e il XVIII secolo. Si tratta delle raccolte del marchese Matteo Campori e del commercialista Carlo Sernicoli, il cui nuovo allestimento è stato finanziato con risorse del Fondo cultura 2021 del ministero della Cultura, nell’ambito del progetto Open Gate, il quale comprende anche una diffusa campagna di digitalizzazione del patrimonio del Museo civico e dell’Archivio storico comunale, nonché l’allestimento del piano terra dell’ex Ospedale Estense.

Una sala del Museo Civico di Modena
Photo by Paolo Terzi licensed under CC BY-SA 3.0 DEED (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.en)

All’interno della sala Sernicoli i visitatori potranno scoprire preziosi argenti estensi e una trentina di dipinti che facevano parte della collezione privata del commercialista. Se opere come quelle di Guercino, Donato Creti ed Elisabetta Siriani torneranno a essere ammirate il merito è anche della consulenza di autorevoli storici dell’arte, tra cui Federico Zeri.

Tra le opere conservate si possono citare la “Vergine Assunta” di Guercino, la “Galatea” di Elisabetta Siriani, la “Madonna con il bambino” di Giovanni da Modena e il “Cristo portacroce” di Francesco Bianchi Ferrari. Tra i dipinti più moderni vale la pena menzionare quelli di Pompeo Borra, Virgilio Guidi e Ubaldo Oppi, tramite i quali si possono ripercorrere le tappe salienti di una vita passata alla ricerca di arte da recuperare dagli antiquari o nelle case d’asta.

I tesori della sala Campori

La tecnologia incontra l’arte nella sala dedicata a Campori, dove la collocazione dei dipinti custoditi nella Galleria creata dal marchese in via Ganaceto, edificio colpito dai bombardamenti del 1944, viene ricostruita tramite un video in 3D. Nella raccolta sono contenute opere di Ludovico Lana, Giuseppe Maria Crespi, Nicolas Regnier, Luca Ferrari, Cerano e Piranesi. La presenza di alcune postazioni multimediali consentirà ai visitatori di approfondire la conoscenza dei dipinti e di guardare da vicino numerose stampe, tra cui quelle di Agostino Carracci, Ugo da Carpi, Canaletto, Albrecht Dürer, Francesco e Agostino Stringa.

Cristina Stefani, curatrice del nuovo allestimento assieme a Stefano Bulgarelli, racconta che la collezione del marchese “rappresenta un viaggio nell’arte di quasi cinque secoli attraverso ritratti, nature morte, paesaggi, soggetti sacri e profani con opere di Giuseppe Maria Crespi, Luca Ferrari, Francesco e Agostino Stringa. E ancora preziose stampe di maestri dell’arte incisoria come Albrecht Dürer, Marcantonio Raimondi, Agostino Carracci, Canaletto e Piranesi”.

Entrambe le sale, accomunate dal titolo “Nuove visioni”, riapriranno al pubblico alle 17:30 di sabato due dicembre.

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