Tintoretto, 8 opere per scoprire l’arte del presunto allievo di Tiziano

Vediamo le opere che bisogna assolutamente vedere per scoprire l’arte del Tintoretto, uno dei migliori pittori italiani di sempre

Tintoretto fu un pittore italiano attivo nel Cinquecento nella Serenissima Repubblica di Venezia. Appartenente alla Scuola veneziana, è ancor oggi riconosciuto come uno dei principali artisti del Rinascimento Veneziano, insieme a Tiziano e Giorgione. Tutte le sue opere sono magnifiche e degne di grande attenzione, ma vediamo quali sono quelle perfette da scoprire per capire appieno la sua arte.

La vita, lo stile e le opere del Tintoretto

Jacopo Robusti, noto come il Tintoretto, nasce a Venezia tra settembre e ottobre 1518. Il suo soprannome deriva dalla professione del padre, tintore di tessuti di seta. Cresce nella bottega del padre, sviluppando la passione per i colori e il disegno. Nel 1530, con il sostegno di suo padre, entra nella bottega di Tiziano, pittore ufficiale della Repubblica di Venezia. Nel 1541, ottiene la sua prima commissione da Vettor Pisani, che finanzia anche il suo viaggio a Mantova. Nel 1547, si trasferisce a Cannaregio e decora la chiesa della Madonna dell’Orto. Collabora con la Scuola di San Marco fino al 1556 e inizia la lunga collaborazione con la Scuola Grande di San Rocco dal 1549 al 1587. Dopo la peste che colpisce Tiziano, Tintoretto compete con Paolo Veronese per la leadership artistica a Venezia. Riceve commissioni per varie chiese, Palazzo Ducale e la Libreria Sansoviniana. Nel 1577, partecipa alla ricostruzione di Palazzo Ducale dopo un incendio. Nel 1579, il duca Guglielmo Gonzaga lo incarica di opere per il Palazzo Ducale di Mantova. Nel 1588, realizza “Il Paradiso” per la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale. Verso la fine del Cinquecento, produce le sue ultime opere per la Basilica di San Giorgio Maggiore. Muore il 31 maggio 1594 a causa di una febbre.

L'ultima cena
L’ultima cena | Pixabay @sedmak – Mostradante.it

Lo stile di Tintoretto è plasmato dall’influenza dei maestri della scuola veneta, come Tiziano e Giorgione, e dai rappresentanti della scuola tosco-romana, soprattutto Giulio Romano, ma anche Michelangelo e Raffaello. Da Tiziano e Giorgione, eredita la vivacità e l’intensità cromatica, nonché l’uso drammatico di luci ed ombre; da Michelangelo e Raffaello, conosciuti tramite stampe e un soggiorno a Mantova, apprende l’importanza del disegno. Secondo la biografia di Jacopo Tintoretto, pubblicata nel 1642 da Carlo Ridolfi, che non lo incontrò mai, il maestro di Tintoretto fu Tiziano, il quale lo accolse nella sua bottega nel 1530, ma poi lo allontanò a causa del suo precoce talento. Un altro maestro di Tintoretto fu Bonifacio de’ Pitati, noto come Bonifacio Veronese, con il quale collaborò per completare i decori di Palazzo dei Camerlenghi.

Le sue opere sono numerose e rinomate, e tutte rivelano il suo stile innovativo. Nel “Miracolo dello schiavo”, ad esempio, San Marco interviene in modo miracoloso per salvare uno schiavo dalla condanna, sorvolando la folla sottostante. Il volo in questa rappresentazione è osservato da dietro, con una prospettiva audace; inoltre, l’uso della luce è enfatizzato attraverso un alone luminoso che circonda la testa del santo. Proprio grazie a queste prospettive e all’utilizzo della luce, Tintoretto può essere considerato un anticipatore dello stile Barocco.

Nell’arte di Tintoretto, viene spesso evidenziata la bellezza femminile, come nel caso della rinomata tela “Susanna e i vecchioni”. Quest’opera trae ispirazione da un episodio biblico ampiamente rappresentato dagli artisti di diverse epoche, poiché offre l’opportunità di reinterpretare in chiave erotica un esempio di virtù. Susanna, donna ebrea, viene sorpresa mentre fa il bagno da due anziani giudici che cercano di ricattarla, minacciandola di accusarla di adulterio se non si concede a loro. Susanna rifiuta, subendo così una condanna a morte. Tuttavia, l’intervento miracoloso del profeta Daniele la salva e porta alla condanna dei due calunniatori.

Per quanto riguarda lo stile, la firma di questo artista si distingue notevolmente rispetto a quella dei suoi predecessori, in primis Tiziano. La sua fonte d’ispirazione non si limita alla Laguna veneziana, ma abbraccia anche gli artisti della scuola tosco-romana, come Michelangelo e Raffaello. Le sue figure, realizzate con maestria, presentano una solida struttura di base, caratteristica mancante negli artisti veneziani più classici, come il Giorgione, il cui approccio si basava sull’uso del colore. Il soprannome “furioso”, tuttavia, gli è attribuito anche per altre peculiarità, come la sua abilità nella prospettiva e nell’uso della luce.

Ma quali sono le opere più belle dell’artista?

Ma adesso vediamo quali sono le opere che bisogna assolutamente vedere per capire al meglio le opere del pittore.

Il Miracolo di San Marco

Il “Miracolo di San Marco” o “Miracolo dello schiavo” (1548) rappresenta la prima creazione di Tintoretto per la Scuola Grande di San Marco, segnando così una pietra miliare nella sua carriera. Emergendo tra le sue opere, si distingue per l’uso di tonalità chiare e luminose.

Presentazione della Vergine al Tempio

La “Presentazione della Vergine al Tempio” (1551-1556) fu commissionata a Tintoretto dalla chiesa della Madonna dell’Orto. In precedenza, Tiziano aveva affrontato lo stesso tema, spingendo Tintoretto a superare la visione del suo predecessore attraverso l’uso accentuato del chiaroscuro, conferendo così maggiore profondità alla scena.

Presentazione della Vergine al Tempio
Presentazione della Vergine al Tempio | Pixabay @sedmak – Mostradante.it

San Rocco cura gli appestati

“San Rocco cura gli appestati” (1549) segna una svolta per l’artista perchè fu la primissima commissione di Tintoretto per la Scuola Grande di San Rocco. Fin dall’inizio della sua carriera, l’artista aveva l’aspirazione di lavorare per questa istituzione a causa della sua devozione al Santo.

Susanna e i vecchioni

“Susanna e i vecchioni” (1555-1556) è un’opera inclusa in un ciclo di dipinti che si distingue per l’enfasi sui paesaggi centrali, la naturalità dei personaggi e l’atmosfera tranquilla circostante, contrapponendosi alla drammaticità prevalente nelle altre opere dell’artista.

Trafugamento del corpo di San Marco

Il “Trafugamento del corpo di San Marco” (1562-1566) raffigura uno degli eventi cruciali nella storia di Venezia, ovvero l’arrivo delle reliquie del suo santo patrono. La Serenissima forniva un contesto ideale per un pittore di tematiche religiose come Tintoretto, dato che la sua storia era intimamente connessa a elementi sacri.

San Marco salva un saraceno durante un naufragio

“San Marco salva un saraceno durante un naufragio” (1562-1566) cattura in modo impeccabile l’intensità drammatica che Tintoretto conferiva ai suoi dipinti, guadagnandosi il soprannome di “furioso”. Grazie all’esperienza di suo padre nel campo della tintura, aveva la capacità di utilizzare tele scure per ottenere le sfumature desiderate, una tecnica complessa che pochi artisti adottavano.

Paradiso

“Paradiso” (1588 o successivo), presente nella sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, rappresenta una delle opere di dimensioni più imponenti di Tintoretto (22,6 metri di larghezza per 9,1 di altezza). Questo genere di opera veniva dipinto su diverse tele unite successivamente, richiedendo particolare cura nella composizione per garantire che le cuciture coincidessero con le zone dipinte di tonalità più scure.

L’ultima cena

Questo quadro (1592-1594) è uno degli ultimi capolavori di Tintoretto, completato poco prima della sua morte. In questo dipinto si evidenzia uno stile chiaramente barocco, con un’ambientazione cupa che mette in risalto i volti dei discepoli di Gesù, illuminati dalle loro stesse aureole.

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