Merda d’artista, il significato dell’opera di Piero Manzoni

Conoscete la tanto discussa opera dell’artista lombardo? Ecco quello che cè da sapere sulla Merda d’Artista

Alla fine degli anni Cinquanta, l’Occidente sperimentò una fase di sviluppo economico senza precedenti. In questo contesto di crescita, si verificarono trasformazioni significative nell’arte contemporanea, e uno degli artisti che ebbe un impatto rivoluzionario fu Piero Manzoni (1933-1963). La sua audacia nel superare i confini convenzionali dell’estetica lo rese una figura emblematica di questo periodo di cambiamento.

Il contesto artistico e storico

Questo periodo fu caratterizzato da un’intensa crescita industriale, con famiglie impegnate in un crescente consumismo. In risposta a questa dinamica, alcuni artisti adottarono la tecnica dell’assemblage, incorporando oggetti d’uso quotidiano nelle loro opere. Nacque così il movimento New Dada, che si diffuse negli Stati Uniti e in Europa, dando vita al movimento francese Nouveau Réalisme.

La provocazione estrema della Merda d’Artista

Nel maggio del 1961, Piero Manzoni, artista italiano di 27 anni già affermato, diede vita a un’opera destinata a diventare iconica e a stimolare riflessioni approfondite sull’arte contemporanea. La provocazione di Manzoni raggiunse l’apice con la creazione delle “Merda d’artista”. Queste opere, presentate in scatolette sigillate simili a quelle per la carne in scatola, contenevano 30 grammi delle feci dell’artista. Numerate, firmate e considerate opere d’arte, le scatolette intendevano trasmettere il concetto audace che l’artista può trasformare qualsiasi elemento, anche gli escrementi, in arte. La Merda d’artista provocò reazioni feroci, ma la sua intenzione era denunciare la crescente commercializzazione dell’arte. Manzoni chiese che il prezzo di ciascuna scatoletta corrispondesse al peso in oro, mettendo in discussione il valore convenzionale attribuito alle opere d’arte nel mercato dell’arte.

Piero manzoni
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Nonostante le iniziali critiche, il tempo ha dimostrato che la provocazione di Manzoni ha avuto un impatto duraturo. Alcune delle scatolette di Merda d’artista sono state vendute all’asta per cifre notevoli, evidenziando un’ironia sorprendente nel trasformare il provocatorio concetto di Manzoni in un valore economico tangibile.

Altre opere significative di Manzoni

Oltre alla famosa “Merda d’artista”, altre opere esemplificative di Manzoni includono:

Achrome (1957-1963): Manzoni è noto soprattutto per questa serie di opere monocrome senza colore, chiamate Achrome. Utilizzando materiali come lana, tela, cartone e polistirolo, Manzoni cercava di eliminare il colore e ogni traccia di gestualità artistica per concentrarsi sull’essenza della materia.

Linee (1959): Le Linee di Manzoni erano opere lunghe e sottili contenute in tubi di plastica sigillati, creando una sorta di mistero riguardo al loro contenuto. L’opera giocava con l’idea di invisibilità e presenza, sfidando la percezione tradizionale dell’arte.

Fiato d’artista (1960): In questa performance, Manzoni imbottigliava il suo respiro in piccole bombolette metalliche sigillate, creando un’opera che collegava l’atto creativo alla vita quotidiana e biologica dell’artista.

Consumazione dell’arte (1960): Quest’opera coinvolgeva il pubblico in un’interazione diretta con l’artista. Manzoni offriva al pubblico uova sode con la sua impronta digitale, sottolineando il concetto di consumazione dell’arte da parte dello spettatore.

Sculture Viventi (1961): Manzoni creò alcune “Sculture Viventi”, coinvolgendo persone in situazioni e pose specifiche, sfidando la staticità tradizionale della scultura e portando il concetto di arte nel contesto della vita quotidiana.

Base Magica (1961): Un’opera che consisteva in una base nera su cui il visitatore avrebbe dovuto posare oggetti. Manzoni voleva sottolineare il concetto di base come elemento magico, conferendo importanza agli oggetti posti su di essa.

Socle du Monde (Base del Mondo) (1961): Quest’opera consisteva in un cubo di ottone che Manzoni dichiarò essere la “base del mondo”, invitando gli spettatori a interagire con essa e a riconsiderare il concetto stesso di base o fondamento.

Artist’s Shit (1961): Analogamente alla “Merda d’artista”, Manzoni realizzò questa opera imbottigliando la propria feci in scatole, numerandole e autenticandole. L’opera solleva domande sulla natura dell’arte, sul valore attribuito agli oggetti e sulla relazione tra l’artista e il suo lavoro.

Queste opere riflettono l’approccio concettuale e sperimentale di Manzoni all’arte, spingendo i confini delle convenzioni artistiche della sua epoca.

L’opera di Manzoni solleva una questione centrale: quale era l’obiettivo dell’artista? Al di là della provocazione, emerge l’intenzione di stimolare il pensiero critico. La Merda d’artista non è solo un atto provocatorio, ma una creazione che pone domande profonde sulla natura dell’arte, sfidando il pubblico a esplorare l’ambiguità tra il mistico e il corporeo, tra l’alto e il basso, tra la vitalità e la morte. A più di 60 anni dalla sua creazione, la Merda d’artista di Piero Manzoni continua ad essere un oggetto di indagine filosofica, suscitando fascino, intrigo e discussioni nel mondo dell’arte contemporanea. Piero Manzoni, con la sua geniale ricerca artistica, ha ridefinito il ruolo dell’artista nel Novecento. Attraverso opere come la Merda d’artista, ha dimostrato che l’arte può emergere da ogni aspetto della vita, anche da quello considerato più banale e provocatorio. La sua eredità continua a sfidare le convenzioni artistiche, sottolineando il potere dell’idea nell’arte contemporanea e la capacità dell’artista di trasformare la vita stessa in un’opera d’arte.

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